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Addio Sorellina PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
domenica 01 dicembre 2013

Cara Susanna,

il dolore, la tristezza, l’amarezza sono infiniti e non danno tregua. Indescrivibile ciò che si prova. Te ne sei andata a soli 46 anni. Avevi sempre vinto Tu, avevi sempre sconfitto il cancro ogni volta ch’era ricomparso. Oltre 17 anni di continue lotte e vittorie. L’altro giorno in un ultimo sforzo hai accennato ad abbracciarmi, ho preso le Tue braccia, Te le ho messe al mio collo, Ti ho stretta, ma Tu mi hai detto: “non ce la faccio” e mi hai salutato. L’ultima partita l’ha vinta lui, questo brutto male.

Sì un brutto male, sul quale i medici quasi sempre hanno la meglio, ma che stavolta ha vinto dopo essersi accanito contro. Non lo meritavi affatto. Mi chiedo perché e resto senza risposte, lì imbambolato, con un dolore dentro indescrivibile. Sei stata forte, come il Tuo idolo Kaka, quando, in forma smagliante, trascina la squadra alla vittoria, ma lui, il male, alla fine ci ha sconfitti.

Prima che Te ne andassi Ti ho detto quanto infiniti sono la mia stima, la mia ammirazione, il mio amore nei Tuoi confronti. Sei stata una persona incredibilmente importante per me. Mi hai insegnato tanto: la passione, come quella che Tu hai avuto per i gatti riuscendo persino a trovare giusta collocazione a una gattina strabica che nessuno voleva in una famiglia di un non vedente e lo hai fatto dal letto d’ospedale mentre soffrivi per i dolori. Mi hai insegnato la dolcezza, come quella che hai espresso per i Tuoi tre nipoti e il figlio che hai avuto solo in affido, la comprensione, come quella che hai costantemente tenuto per me e la mamma, l’affetto per gli altri, come quando Ti sei impegnata in prima linea alla presidenza dell’ANDOS di Pordenone, ma sono molti altri gli insegnamenti che ho dentro, frutto esclusivamente dei Tuoi comportamenti: la sicurezza, la fiducia, l’impegno, il perdono, la generosità, in una parola: l’AMORE per la vita e gli altri.

Non Ti sei mai lamentata anche quando i dolori erano del tutto insopportabili, non ha mai chiesto “perché proprio a me”, una dignità ammirevole che hai imparato dal papà.

Oh, anche Tu alle volte avevi le Tue eh, e talvolta non è certo stato facile starti dietro, ma tutto passava con un Tuo sorriso, una Tua carezza, l’affetto che hai nel cuore per tutti, la Tua generosità d’animo come quando hai assistito il papà anche lui sconfitto dal cancro ormai 11 anni fa.

Sin da piccolo, in Sardegna, a Treviso e poi a Monfalcone e Pordenone, Ti chiamavo “Ciccia” e l’ho fatto anche da grande nonostante Tu sia sempre stata magra, slanciata e bella, molto bella, come una modella.

Ci ho messo qualche anno a capire che la bicicletta che mamma e papà mi dicevano me l’avresti portata tu appena saresti nata non era, come Te, dentro il pancione di mamma, ma un regalo acquistato da papà in Sardegna, la terra dove sei nata e dove due anni fa ho trascorso giornate splendide con Te. Per non parlare di quando, noi ragazzini, nella montagna friulana, mamma e papà ci misero una notte a letto anche se Tu di voler dormire non ne avevi proprio voglia malgrado fosse già tardi. Mogia mogia cominciasti a chiamare nel buio mamma alcune volte, ma la risposta fu il silenzio, poi allora chiamasti papà, e anche lì nessuna risposta, non Ti rimase che chiamare: “tetelo”. Io, tuo fratello, ero lì, non ancora addormentato, e Ti sentii bene. Fu tenero il tuo atteggiamento, indimenticabile. Risposi a bassa voce dicendoti che dovevamo dormire e tu ti rassegnasti. Sei sempre stata UNICA Ciccia.

Sono stato felice d’essere al Tuo fianco in questi mesi nella preghiera e fisicamente, ci sono sempre stato e l’unica magra consolazione è che non ho alcun rimorso né rimpianti. Ti ho detto tutto quanto volevo dirti e ho fatto tutto quello che ci eravamo ripromessi di fare insieme, anche l’ultimo viaggio in Brasile. Sono certo che il papà da lassù, tra una lettura e l’altra per non vedenti (è garantito che avrà continuato anche lassù il suo impegno per il libro parlato se solo avrà incontrato qualche angelo non vedente o con appena appena qualche difficoltà alla vista), ti accoglierà a braccia aperte come ha sempre fatto in vita: eri/sei la sua cocca.

Mi mancherai da morire, mi verranno meno i tuoi consigli sempre tesi alla pazienza, alla comprensione, all’accoglienza, al perdono, all’amore, ma mi terrò dentro tutto quanto mi hai insegnato cercando di metterlo in pratica, sempre.

TI AMO SUSANNA con tutto me stesso, non smetterò nemmeno adesso. Ho ancora tanto bisogno di Te, sei insostituibile per me. Aiutami da lassù anche con la mamma che a 80 anni soffre come non mai per aver perso la sua adorata insostituibile bambina. Per me nulla sarà come prima, ora m’impegnerò ancor più a fondo per sostenere la ricerca sul cancro e l’assistenza ai malati di tumore.

ADDIO SORELLINA.
Il Tuo Tetelo Daniele



Ultimo aggiornamento ( domenica 01 dicembre 2013 )
 
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