Articolo su "Il Piccolo" di Martedì 23 Marzo 2010
Scritto da Daniele Damele   
giovedì 25 marzo 2010
Par condicio

Sono rimasto sorpreso nel leggere che l’ex-presidente del Corecom e attuale componente del medesimo organismo, Del Campo, in un editoriale sulla prima pagina de Il Piccolo domenica 14 marzo, ha definito la legge sulla par condicio “qualcosa su cui sorridere, da non prendere sul serio, buona per lamentarsi e borbottare, ma tutto sommato senza troppa convinzione”. Vorrei ricordare che si parla di una legge dello Stato, non di una battuta o peggio ancora di una barzelletta. Si tratta di norme che il Corecom è tenuto e chiamato a far rispettare. È una legge nata quando al Parlamento c’era una maggioranza di centro sinistra. Mi domando come una persona chiamata a far rispettare una legge possa affermare di vivere queste disposizioni “con rassegnato fastidio”. Sono, invece, del tutto d’accordo sul fatto che la Commissione parlamentare di vigilanza e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni abbiano esagerato nel disporre la chiusura dei programmi di approfondimento alla Rai e nelle tv private commerciali. Qui a sbagliare è il centro destra: non si può immaginare di mettere bavagli a nessuno. Detta coalizione dovrebbe, invece, chiedere di aumentare le sedi di dibattito con conduttori e giornalisti di loro ispirazione. Ciò dando per scontato che sia vero quanto sostenuto sempre da Del Campo sul fatto che i giornalisti nominati dai politici non fanno il loro lavoro in autonomia. Accanto allora all’ex-eurodeputato Pd Santoro, a Floris e altri si propongano giornalisti con programmi di differente ispirazione, ovvero di centro destra. Gli spettatori potranno così poi scegliere e formarsi delle opinioni con un ventaglio maggiore di opzioni. Certamente non è opportuno delegare detta formazione alle «rubrichette» della De Filippi, della Ventura o della Marcuzzi, ma sì garantire una maggiore offerta che, guarda un po’, è uno degli obiettivi, magari difficile da perseguire, proprio delle norme sulla par condicio. Quando ho svolto le funzioni di presidente del Corerat prima e del Corecom poi dal ’98 al 2003 ho sempre cercato di favorire proprio quest’aspetto: mai chiudere gli accessi ai mezzi di comunicazione a nessuno, privilegiare il reale pluralismo informativo e comunicativo anche al di là di quanto stabilito dall’Autorità per le comunicazioni che stabilisce due terzi dei tempi per la maggioranza e un terzo per la minoranza. Purtroppo questa battaglia, che nel mio piccolo continuo tuttora, accanto a quella sulla tutela dei minorenni in rete e dinanzi agli altri mezzi di comunicazione, è durissima. Alcuni hanno spazi ripetuti in vari organi d’informazione, per altri c’è solo il clic di eliminazione delle mail, ovvero il cestino. Chi è vicino a chi decide gli spazi, in tv, radio, carta stampata, gode della possibilità di esprimere le proprie opinioni ripetutamente, chi non lo è resta nell’anonimato. Triste, ma vero. Daniele Damele


Ultimo aggiornamento ( giovedì 25 marzo 2010 )